Rubrica del mese di Maggio: le clematidi

sabato 05 maggio 2012


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Le clematidi sono piante rampicanti, talvolta sempreverdi, molte rustiche, sovente con fioritura estremamente ornamentale.
Vi sono in commercio molte specie e molti ibridi e sono molti gli appassionati che ne collezionano esemplari.
E' un genere che da sempre ha riscosso un gran successo sopratutto per la generosità tipica di questa pianta nel produrre facilmente fiori.
Proprio per il gran numero tra cultivar e specie, è possibile collocarle in situazioni anche molto diverse.
In questa sede vorrei dare solo qualche consiglio rapido circa i vari aspetti  di coltivazione.

Anzitutto un consiglio per il collezionista che possiede molte varietà e anche al neofita che acquista la prima pianta di Clematis.
E' possibile, e talvolta altamente probabile, che la pianta acquistata da poco, improvvisamente dia segni evidenti di avvizzimento molto vistosi per la perdita di turgore in prossimità del picciolo fogliare.
Appena si notano questi sintomi la pianta va immediatamente recisa alla base, anche se si tratta di un vecchio esemplare in piena fioritura.
In questo caso condivido il dispiacere e capisco la perplessità nel fare un'azione così drastica, senza dare il tempo alla pianta di potersi riprendere.
In realtà la pianta non può riprendersi da sola, e non si conoscono ancora rimedi diversi, ne tantomeno cure preventive.
E' però fondamentale recidere l'intera pianta a livello del terreno senza indugio alcuno, per evitare che l'infezione si propaghi sotto il colletto.
Dopo essere stata recisa, generalmente la pianta entra in stasi vegetativa, senza più dare segno di vita.
Può rimanere in questo stato anche fino alla successiva primavera. L'elemento che permette di capire se la pianta è ancora viva sono le radici.
Se le radici sono turgide e chiare la pianta è solo in coma temporaneo ma non defunta. Pertanto se la pianta in questione è in vaso, la verifica sarà immediata. Qualora si trattasse di un esemplare in terra a dimora da molto tempo, meglio dimenticarsela per qualche mese, senza disturbarla con verifiche alle radici più dannose della malattia stessa.
Se la pianta supera l'infezione (e normalmente lo fa con una probabilità molto alta, quasi sempre, occorre solo aver pazienza) si noterà un germoglio alla base che spunta direttamente da sotto terra, effetto di qualche gemma latente collocata sotto terra. Dal primo apparire del germoglio, in breve tempo la pianta si svilupperà con rinnovato vigore, producendo fiori e foglie sane.
Tutte le piante che si riprendono, non importa dopo quanto tempo, saranno a tutti gli effetti immuni da future infezioni.




          



Questa malattia è nota con molti nomi, e da molto tempo. Per gli inglesi "Wilt", in Francia "Maladie noire des clematites".
Pare che i responsabili possano essere i funghi Aschochyta Clematidina e Coniothyrium clematidis-rectae.
La zona colpita è sempre il colletto della pianta sopra terra.
Come dicevo non esiste ancora una cura certa, solo rimedi empirici che non menziono. E' però possibile adottare un accorgimento all'atto della messa a dimora che renda più probabile la ripresa. E' sufficiente fare in modo che qualche gemma bassa venga interrata. In pratica la pianta dovrà essere interrata sotto il colletto per 
una ventina di centimetri, oppure si potrà inclinare di lato la pianta svasata ed interrare una ventina di centimetri di rami.
Questa operazione garantirà alla pianta infetta una ripresa più rapida, potendo disporre di gemme di riserva, senza perdere tempo ad attivare gemme latenti.
Ricordiamo di eseguire questa particolare operazione di messa a dimora solo per le clematidi.
E' un grossolano errore generalizzare e mettere a dimora le piante più in profondità di quanto si deve: dopo il trapianto il colletto deve sempre stare alla stessa altezza di prima.



.............segue